«Si dice che dopo la tempesta arriva sempre il sole. La nostra è stata una stagione tempestosa. Sono convinto che il sole arriverà domenica». Stefano Rabaglietti ci mette un po’ di poesia per introdurre la settimana più importante in casa Enegan Firenze. Il capitano biancoceleste, complice l’assenza nelle ultime due partite di Damir Rancic, è diventato un leader nei meccanismi della squadra di Caja. Non più soltanto una preziosissima arma dalla panchina, ma una delle prime opzioni offensive. Nella speranza – sempre più consistente – che il croato riesca a recuperare dal problema alla schiena che lo blocca da ormai tre settimane, Rabaglietti guida il gruppo e tiene alta la bandiera dell’Enegan. Vietato mollare, vietato indietreggiare di un centimetro.
«Ci giochiamo tutto in una partita – attacca Rabaglietti -. La pressione per la gara di domenica (ore 18 Mandela Forum, ndr) contro Chieti c’è, ma la vivo in maniera positiva. Trovo che sia uno stimolo, un pungolo per dare tutto nella domenica più importante. Infortuni, assetti cambiati e poca continuità. La stagione dell’Enegan è stata contraddistinta da tutto questo. Rabaglietti però non cerca una singola scusa: «Avevamo trovato un equilibrio vincente con l’arrivo di Young, un assetto chiaro e preciso. Purtroppo l’infortunio a Rancic ha stravolto tutto, costringendoci a cambiare di nuovo. Certo, l’infortunio pesa, ma non ci voglio di pensare. Spero che riesca a recuperare ed a darci una mano domenica. Abbiamo comunque fatto vedere di essere pericolosi anche senza di lui. In questo momento tutti dobbiamo stringere i denti e dare di più».
«Raba», da fiorentino, sente la partita di domenica. Tutta l’Enegan però aspetta con grande voglia il confronto contro Chieti. «Dopo la buona prova di Roseto, avevamo tutti voglia di tornare subito in campo. Queste due settimane di sosta non ci hanno avvantaggiato. La squadra comunque è carica. Sono fiducioso e positivo. Servirà una partita attenta ed equilibrata per battere Chieti. E poi la speranza è che Treviglio batta Nord Barese. Ma noi dobbiamo pensare a vincere. A tutti i costi».
Fonte: La Nazione – Giampaolo Marchini