Il suo più grande desiderio era riuscire a rivedere una squadra di Firenze nella massima categoria, lui che aveva portato il Ponterosso Kennedy – diventerà poi Liberti nel 1985 – in serie A. Era il 1982. Un desiderio che resterà tale perché Pier Nicola Salerni ci ha lasciato alla soglia degli 85 anni (li avrebbe compiuti il 19 dicembre). Un maestro di vita e poi di pallacanestro, Salerni aveva trasformato sotto la presidenza di Beppe Varrasi, un gruppo di ragazzi del quartiere (quelli del campino di via Faentina) in una squadra pronta a battagliare con i grandi del basket, fino alla serie A. E sognava che un altro coach, magari, fiorentino potesse fare come lui. Una cavalcata iniziata dal basso con l’orgoglio di fare pallacanestro in una città assetata di calcio, lui comunque acuto osservatore del pallone e tifoso viola, che si era dedicato allo sport dopo la laurea in Lettere.
La carriera di Salerni, dopo la separazione con Firenze (era responsabile del settore giovanile della Neutro Roberts Firenze fino al 1986) prosegue a Pistoia, dove esporta il ‘modello Salerni’, portando anche lei in serie A nel 1987, portando alcuni dei suoi alfieri storici come Giorgi e Paleari che insieme a Riccardo Paludi hanno tracciato le pagine più epiche del basket di casa nostra.
Decano dei coach fiorentini, ha iniziato alla ‘palla al cesto’ tanti giovani giocatori e allenatori che sono diventati uomini anche ricordandosi delle ‘lezioni’ che spesso impartiva anche a tarda sera dai Fratelli Briganti, la storica trattoria di piazza Giorghini; che era per il Coja (e tanti di noi) come l’Assassino per Nereo Rocco. Se ne va un uomo di altri tempi, buono e di grandi valori sportivi e non. Ci mancherà (e non solo a chi scrive). Alla famiglia di Salerni le più sentite condoglianze anche da parte de La Nazione.
Giampaolo Marchini – La Nazione