Rossetti: “Dopo vent’anni torno a Firenze”

Marco Rossetti si allena con l’Enegan Firenze ormai da quattro giorni. Dopo l’arrivo in città della scorsa settimana, l’ala classe ’80 proprio in queste ore è stato tesserato e quindi può definitivamente considerarsi come arruolato per il cammino futuro della squadra di Attilio Caja. Un cammino che inizierà domenica prossima in Sicilia, per la sfida contro la Moncada Agrigento. Queste il pensiero di Rossetti su tanti temi: dall’ultima gara contro Ravenna, vissuta da spettatore, al suo ritorno in città, alla necessità di inserirsi il prima possibile nella squadra.

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Trattativa – “E’ stato un accordo velocissimo. Mi ha chiamato coach Caja, mi ha domandato in che condizioni fisiche ero e se mi poteva interessare far parte del progetto Enegan Firenze. Ci ho riflettuto una giornata e poi ho capito che era una soluzione che andava bene per me”.

Ritorno – “Sono contento di essere tornato a Firenze dopo venti anni. A Firenze ho giocato un solo anno, nel Cus. Fino a 12 anni infatti ho giocato a calcio, sia nel Dlf che nel Casellina. Poi ho fatto un anno al Cus, dove sono stato allenato da Vincenzo Carlà e Max Oldoni. A 13 anni poi sono partito per Siena, dove è iniziata la mia avventura da giocatore di basket. Il mio fiorentino? Qualcosa ho perso. Ma ora che sono tornato a Firenze, sono pronto a ripassare il mio dialetto”.

Impressioni – “Al di là della sconfitta, l’impressione che ho avuto sulla squadra contro Ravenna è positiva. Abbiamo pagato una partenza contratta, ma nel complesso l’Enegan ha giocato con carattere, senza mai mollare la presa”.

Fattore Caja – “Il cambio di allenatore porta a mutamenti importanti. E’ un po’ come ricominciare tutto da capo. Solo che non c’è tempo a disposizione. L’impressione è quella di una squadra che sta sfruttando ogni momento per capire che tipo di basket vuole Caja. E lo stesso sto facendo anche io da”.

Obiettivi e tempo – “Capire che cosa vuole coach Caja da me e conoscere i miei compagni sono i miei due obiettivi principali. E’ normale che ci vorrà un po’ di tempo. Starà a noi far sì che il tempo per capire tutto sia il minore possibile. La disponibilità mi sembra altissima da parte di tutti, ma non avevo dubbi”.

Messaggio – “Non conta il livello, non conta la categoria. Conta la voglia che ci metti nel giocare. La disponibilità nei confronti dei compagni, quella vera e non quella a parole, è fondamentale. Saper rinunciare a qualcosa per il bene della squadra: la mia esperienza in giro per l’Italia mi ha insegnato che questo fa la differenza. E penso che con Caja questa voglia, questa disponibilità, non mancheranno mai”.

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