Kobe Bryant, icona del basket americano e mondiale, ha visitato ieri mattina poco dopo le 7, Cireglio, piccolo paese vicino a Pistoia, dove visse due anni e mezzo, negli anni ’80, a seguito del padre, Joe Bryant, uno dei giocatori di punta dell’allora Kleneex Pistoia. E’ apparso all’improvviso, a bordo di un pulmino Mercedes grigio, vetri oscurati e autista, senza che nessuno lo spettasse. Il pluricampione dei Los Angeles Lakers è prima arrivato fino a Cireglio, poi ha fatto una breve visita nel centro di Pistoia, quindi è rientrato a Firenze dove ha raggiunto la moglie e le due figlie (oggi ripartirà per raggiungere Capri).
Bryant, per anni il miglior giocatore di basket al mondo e tutt’ora uno dei massimi talenti, ha visto quella che fu la sua abitazione, si è fermato nei due bar, ha salutato vecchi conoscenti. Senza i clamori dei grandi centri, la piccola folla che si è radunata intorno a lui si è limitata a chiedere qualche foto e qualche notizia sulla sua vita più che sulle imprese sportive. Qualcuno lo ha abbracciato, qualcuno si è pure commosso ricordando quel ragazzino diventato campione planetario. E quando è stato accompagnato nell’ormai malandato campo di calcio, Bryant c’è rimasto male. “Bisogna fare qualcosa, bisogna rimetterlo in sesto questo impianto”, ha detto e qualcuno ha pensato si trattasse di un piccolo impegno futuro. Ha chiarito che non chiuderà la sua carriera in Italia, il sogno di molti, ma giocherà ancora due o tre anni in NBA. Si è rallegrato per la conquista della serie A del Pistoia basket e poi ha pensato ai suoi prossimi impegni: “Il brutto infortunio al tallone d’Achille è superato – ha concluso Bryant con il pensiero di nuovo agli impegni di oggi -. Sto bene, sono pronto a tornare sul parquet”.
fonte: Agipress
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