Anche il mondo della pallacanestro finisce al centro di un caso di razzismo. Scrive La Nazione, Domenica 10 novembre, siamo alla palestra comunale di Vaiano, Prato. Si gioca la partita valida per la settima giornata del girone A di Serie D fra Effepi Vaiano e Lotar Campi Bisenzio. Siamo a pochi secondi dalla fine, Vaiano ha ormai condannato Campi Bisenzio alla prima sconfitta stagionale. Un fallo duro e gli animi in campo e sulle tribune si scaldano. Volano insulti da parte del pubblico vaianese verso i giocatori campigiani. Sul parquet c’è anche Tommaso Municchi, classe ‘99. È in Italia dal 2000, quando è arrivato dal Ciad ed è stato adottato dalla famiglia Municchi. Tommaso si volta verso le tribune e viene ricoperto di offese. Tutti sono su di giri, compreso il giocatore che inizia a battibeccare con un tifoso in particolare che lo guarda e gli rivolge gesti come il taglio della gola e quello delle catene al collo. Alcuni giocatori di Campi Bisenzio sono pronti ad andarsene, senza terminare la partita. Non senza fatica la gara si conclude. Sirena, doccia e tutti a casa.
Al martedì, sul sito della FIP Toscana, escono i provvedimenti disciplinari del giudice sportivo. A Vaiano viene data la partita vinta a tavolino (20-0) per un tesseramento irregolare di un aiuto allenatore, ma c’è molto di più fra le sanzioni comminate. Spunta infatti un’ammenda di 80 euro (!) al Centro Minibasket Valbisenzio (questa la denominazione completa della società vaianese) per “offese collettive frequenti del pubblico agli arbitri o tesserati e per circostanza aggravante speciale di offese frequenti nei confronti di un tesserato ben individuato ispirate a discriminazione razziale”. Gli arbitri quindi hanno sentito offese razziali del pubblico, rivolte naturalmente all’unico giocatore di colore in campo, Tommaso Municchi, e riportato tutto nel referto.
«Una multa di ottanta euro per offese razziali, sono davvero amareggiato per tutto questo – dice Tommaso Municchi -. In campo, nella confusione della partita, non ho sentito le offese razziali, ma altre presenti mi hanno detto di averle sentite. Non è una cosa accettabile. In Italia siamo messi davvero male. Si vede una persona di colore e la prima cose che si dice per offenderla è negro di xxxxx. È assurdo». In tribuna quei gesti verso il campo li ha visti anche la madre di Tommaso, Mariella Danti, presa a male parole dalla stessa persona che aveva prima aggredito verbalmente il figlio. «Dopo aver mimato le catene al collo come venivano messe agli schiavi, questa persona è venuta a inveirmi in faccia – dice la signora Danti -. La multa di 80 euro per offese razziali è una vera vergogna».
Da Vaiano fanno sapere che nessuno ha sentito le offese a sfondo razziale e che sono pronti a fare anche ricorso su questo tema. Ma se nessuno (o quasi) ha sentito queste offese, perché gli arbitri hanno riportato tutto nel referto? Gianguido Belardinelli, anima della Pallacanestro Campi Bisenzio e capitano della squadra a 47 anni, non ci sta e ammette che è stata persa un’occasione per lanciare un segnale: «Conosco la società di Vaiano e tutti i giocatori, non voglio generalizzare e gettare la croce addosso a nessuno, ma si è verificato un fatto gravissimo – sottolinea Belardinelli -. Si doveva fare un gesto eclatante, dare un segnale. Nessuno ha chiamato Tommaso per delle scuse. In più quella multa di ottanta euro. Sono senza parole».
fonte La Nazione
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