Su La Nazione a firma di Giampaolo Marchini le ultime notizie sul nuovo palazzetto che il patron del Bisonte vuole lasciare a Firenze.
Ci sarà anche spazio per il basket nella nuova struttura, viste anche le problematiche della pallacanestro fiorentina?
Tra 13 mesi Il Bisonte avrà la sua nuova casa (completa). Ieri, infatti, sarebbe arrivata in Palazzo Vecchio la firma dell’accordo tra l’amministrazione comunale e l’Associazione temporanea d’impresa che realizzerà il nuovo palasport fortemente voluto (e finanziato) dal patron della squadra di pallavolo, Wanny Di Filippo; da qui il nome Palazzo Wanny. A siglare l’atto il presidente dell’Azzurra Volley, Elio Sità e i dirigenti del comune. Dopo due anni dalla presentazione, la prossima settimana potrebbe esserci la posa della prima pietra a San Bartolo a Cintoia, l’area a vocazione sportiva nella zona ovest della città.
Chiamarlo, comunque, palasport potrebbe essere anche riduttivo perché sarà una struttura unica nel suo genere in Italia. Nel dettaglio Palazzo Wanny sarà costruito con un Project Financing insieme al Comune di Firenze e richiederà investimenti complessivi per circa 7 milioni di euro, buona parte a carico del patron de Il Bisonte, con il sostegno del Credito Sportivo. L’idea si sviluppa sul concetto di spazio pubblico con la realizzazione di un palasport con una capienza fino a 5 mila posti, utilizzato per sport in generale (varie discipline possono essere ospitate) e anche altre iniziative. Accanto a esso un edificio supplementare con palestra per gli allenamenti dell’Azzurra (e non solo), una sala wellness, un centro fisioterapico, gli uffici della società e una sala convegni con una capienza di 300 posti. Tutto questo per consentire a Palazzo Wanny di essere attivo tutti i giorni della settimana, con eventi sportivi, di spettacolo e sociale; spazi a favore delle scuole o per convention, congressi e fiere. Una risposta importante alla domanda di un palazzetto intermedio rispetto alla capienza del Mandela Forum. La prossima settimana dovrebbe esserci la posa della prima pietra.
La Nazione, Giampaolo Marchini
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