Da un villaggio di Haiti al primo canestro con la Nazionale. Ne ha fatta di strada Joel Joseph Boganelli. Caraibi, Svizzera, passando per Firenze: si racconta puntando il dito su questi tre luoghi del mappamondo la storia di Joel. Una storia sorretta da solidarietà, amore e passione per il basket. Basket in carrozzina. Sì, perché Joel, nato ad Haiti il 5 settembre 2006, su quella carrozzina ha imparato non solo a passarci la vita, ma anche a fare sport. La spina bifida occulta, insieme ad altre patologie come la sirenomelia, fanno parte dell’esistenza di un ragazzo arrivato a Firenze grazie a Maurizio Boganelli. Dopo averlo incontrato ad Haiti nel corso di una missione umanitaria della onlus Una scuola per Haiti, Maurizio ha contribuito a cambiare completamente la vita di Joe (come lo chiama lui ndr), portandolo al Meyer per iniziare una lunga serie di operazioni (9 in 1 anno).
Un gesto di amore culminato nel 2019 con l’adozione. E lo scorso 10 settembre, come tutti i babbi avrebbero fatto, Maurizio ha esultato perché, a 15 anni appena compiuti, il giovane Boganelli ha segnato i primi due punti con la Nazionale maggiore di pallacanestro in carrozzina, impegnata in Svizzera nel Torneo di Notwill.
«Ho ricevuto il pallone in contropiede e ho subito tirato a canestro – racconta Joel -. Ho visto il pallone rimbalzare sul ferro e poi entrare dentro. Le urla dei miei compagni mi hanno fatto capire quello che avevo fatto. Una cosa bellissima». Per sette anni anni Joel ha vissuto una «vita miracolosa». Maurizio Boganelli ripercorre le tappe dell’esistenza di Joel, passato dalle braccia di mamma Kamene in una capanna fatta di fango nel sud di Haiti alla maglia azzurra della Nazionale. Arrivato nell’isola caraibica subito dopo il terremoto del 12 gennaio 2010, Maurizio ha incontrato Joel e i due non si sono più lasciati. «Ho avuto una vita fortunata e così, dopo aver venduto la mia azienda, ho pensato di condividere questa fortuna, – dice Boganelli senior -. perché ce n’è molto bisogno nel mondo dei brutti, come lo chiamo io, che è davvero diverso da quello dei belli».
Nel 2013 la decisione di venire a Firenze per consentire a Joel di iniziare un lungo percorso medico, fatto di operazioni e riabilitazione, ma anche di basket. Joel infatti è in Nazionale perché si è messo in luce con la casacca delle Volpi Rosse Menarini. Non solo con la squadra del settore giovanile diventata campione d’Italia, ma anche con la prima squadra, sbarcata in Serie A per la prima volta dopo una storica promozione dalla B. Joel gioca e si diverte. Tira a canestro cercando di imitare un giocatore che segue come mito: «Stephen Curry dei Golden State Warriors», dice con voce ferma. Nel futuro di Joe ci sono tre cose certe: le Volpi Rosse in Serie A, la Nazionale e la scuola. Con un sogno nel cassetto, quello di diventare un medico: «Oppure uno storico, ancora sono indeciso – dice ancora Joe –. Sicuramente voglio giocare ancora con le Volpi Rosse. Con le Volpi mi sono sentito ben accolto fin da subito. Ora c’è la Serie A e la possibilità di giocare contro grandi giocatori. Non vedo l’ora».
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