Quando sei alto 180 cm nel basket parti svantaggiato, ma a veder giocare Alessandro Grande non lo si direbbe. Del resto, per un piccolo come lui, sin da giovane c’è stato da sgomitare per emergere. Sarà per questo che il suo idolo è Allen Iveson: «Al di là della tecnica e dei numeri che faceva, era la sua tenacia a colpirmi. Era piccolo, ma battagliava anche con gente di due metri».
Penetrazioni da funambolo e appoggi da circense, oltre ad una più che discreta mano dai 6,75. Grande mette in mostra
un bagaglio tecnico da Play Station, con cui però non gioca e a cui preferisce un buon viaggio: «Sto conoscendo Firenze e spesso mi ritrovo in via de’ Neri. Le ultime vacanze le ho passate con lo zaino in spalla tra Messico, Guatemala e Belize».
Nato a Roma e cresciuto nella Stella Azzura, Alessandro, che nel frattempo studia Scienze Motorie, ha già fatto diverse tappe nel suo personale giro d’Italia, passando dalla DNA Gold, giocata con la maglia di Verona, all’A2 dove ha indossato i colori di Mantova, Biella e Matera. A portarlo a Firenze è stato il progetto della Fiorentina, la bellezza della città, ma soprattutto coach e compagni. «Niccolai è una persona schietta e a me piace così. In estate avevo diverse proposte, ma quando il coach mi chiamò la prima volta, vennero fuori i nomi di alcuni giocatori che avrebbero fatto parte del roster e decisi di accettare. In quel periodo stavano trattando Banti con cui ho giocato in A2 a Biella e con cui ho un ottimo rapporto».
Firenze era la situazione migliore per Grande che, in viola, ha ritrovato anche Ondo Mengue: «Ci conosciamo da dieci anni. Prima ha giocato con mio fratello, poi con me. Ora viviamo insieme a Bagno a Ripoli, dove ci facciamo viziare culinariamente dalla mia fidanzata, che ho conosciuto l’anno scorso a Matera».
Al di là delle vecchie conoscenze, Alessandro a Firenze ha trovato giocatori complementari al suo stile di gioco:
«Con Berti ci completiamo dal punto di vista fisico e sul piano tecnico» e più in generale ha trovato un gruppo coeso. «Un gruppo che può continuare a crescere, senza avere un obiettivo fissato ben preciso».
L’Iverson romano, dopo aver saltato le prime due gare di campionato per un infortunio muscolare, parla ora da leader, crede in questa Fiorentina, che dopo la vittoria in rimonta contro Valsesia si prepara ad affrontare Piombino: «Mi aspetto una gara fisica. Loro ci metteranno il corpo addosso e sfrutteranno l’energia di giocatori come il mio amico Procacci, Malviso e Persico. Starà a noi dettare i ritmi e fare la partita». Un compito adatto ad Alessandro, che
non è Magno, ma in campo è Grande.
La Nazione – Fabio Ferri