Trovare il tempo per mettere insieme gli impegni sta diventando difficile, ma papà Salvatore è entusiasta. Da nove
mesi è diventato padre di Sofia Maria e la sua vita è cambiata. Orari da babbo da conciliare con quelli da cestista per l’ala piccola della All Food Fiorentina, che pare risentire solo positivamente del nuovo capitolo della sua vita. Del resto Salvatore Genovese da Erice nell’ultima gara ha riempito il foglio delle statistiche con un 6/10 da tre. Roba da Stephen Curry, oppure da ‘Niccolair’ come veniva chiamato il suo coach Andrea Niccolai quando,
da giocatore, segnava a ripetizione.
«Niccolai è uno dei motivi per cui sono qui, la prima volta che mi ha chiamato siamo stati un’ora al telefono. Per me è un vantaggio avere un allenatore come lui. Da giocatore aveva caratteristiche simili alle mie. L’ho sempre ammirato e ci ho pure giocato contro». Genovese spiega così il suo sbarco a Firenze, del resto dopo l’approdo ai play off di Serie A2 della scorsa stagione, sembrava difficile potesse lasciare Treviglio. «Volevo rimanere ed ho aspettato prima di prendere una decisione, ma la società si basa sui giovani ed ha un budget limitato, quindi ho dovuto spostarmi». Tanti club di Serie B si erano fatti avanti, ma la scelta è ricaduta su Firenze: «Una città bellissima, a misura d’uomo, distante solamente due ore di treno da Como, dove con la mia compagna abbiamo casa».
Cambiare significa maturare e Salvatore, 30 anni domani, è cambiato tanto nel corso della carriera: «Ho migliorato scelte di tiro e percentuali. Il talento va allenato. Faccio sessioni da 300 tiri realizzati e anche in palestra
lavoro molto per fronteggiare rivali più atletici». Nostalgia per la sua terra, ma una missione da compiere a Firenze: «Siamo partiti bene. Obiettivo? I play off, ma credo che le prossime partite con Pavia e Omegna ci faranno capire se potremo fare di più».
Salvatore però vuole dare un contributo non solo a colpi di canestro: «Ho sviluppato il valore della legalità grazie a mio padre che è carabiniere. Mi piace camminare per Firenze, soprattutto la sera e passo spesso da Via dei Georgofili, dove un mio conterraneo, Mattia Messina Denaro, ha ferito a morte Firenze nel ‘93. Spero di poter riparare, anche in piccola parte, a quanto un siciliano ha fatto di brutto a questa splendida città».
Fabio Ferri, La Nazione