Dopo quattro stagioni ricche di grandi risultati e di qualche delusione, con quattro partecipazioni ai play-off che però hanno fatto solo sfiorare la promozione in A2, la Florence ha deciso di ricominciare da capo, e di aprire un nuovo ciclo. In vista del prossimo campionato di serie B, il presidente Paolo Ricci e il suo gruppo di lavoro hanno preparato una mini-rivoluzione in seno alla prima squadra, lasciando partire alcune delle veterane e ringiovanendo notevolmente la rosa. «Questa stagione – racconta il numero uno della storica società fiorentina – si inserisce nell’ottica di un progetto di rinnovamento che avevamo già implementato quattro anni fa, e che adesso riproponiamo. A parte qualche giocatrice storica come Ingrid Lupi e Ilaria Stefanini, daremo spazio a tante giovani, formando un gruppo che quest’anno non avrà ambizioni di alta classifica, ma che formerà l’ossatura per prenderci tante soddisfazioni nel futuro».
In pratica, se ne sono andate tre giocatrici di talento come El Habbab, Donadio e Goracci, mentre alla corte del nuovo allenatore Maurizio Pandolfi sono arrivate l’ala-pivot Ingrid Lupi (1978), di ritorno alla Florence di cui era stata capitana fino alla promozione in A2 del 2007, e, notizia freschissima, il giovane pivot maltese Hannah Al-Tumi. Classe 1998, neanche diciottenne, Al-Tumi fa parte della nazionale under 18 del suo paese ed è sbarcata martedì sera a Firenze: «Ci siamo scelti a vicenda – spiega Ricci – perché il lavoro che facciamo con le giovani ha sempre dato i suoi frutti. Hannah ha spiccate capacità di apprendimento, non è la classica giocatrice già fatta, ma un talento con grandi potenzialità che vogliamo far maturare per i prossimi anni».
In più, verranno promosse in prima squadra diverse ragazze del vivaio, «e se ci saranno altre opportunità come quella di Al-Tumi – svela il presidente – cercheremo di coglierle. Non abbiamo grandi risorse economiche, ma la nostra politica è quella di puntare sulle giovani e crediamo che anche la figura di coach Pandolfi sia ideale per questo progetto».
Andrea Pratellesi – La Nazione