La Polisportiva Sieci Basket si è trasformata in una nuova società. La neonata si chiama Pallacanestro Femminile Firenze (PFF) e l’intenzione del presidente Casini e del suo staff è chiara: voler creare un altro polo femminile per la pallacanestro a Firenze.
Alla guida della prima squadra che milita nel campionato di serie B un volto nuovo, Stefano Corsini, coach livornese che ha già avuto esperienze importanti con altre squadre femminili ad alti livelli e già attivo su Firenze con Pino Dragons e Sancat. Corsini si racconta in questa breve intervista.
Nuova avventura, gruppo nuovo, quali sono le tue prime impressioni?
“Con le ragazze avevamo già sostenuto una serie di allenamenti sul finire della scorsa stagione, quindi ormai le impressioni stanno diventando certezze. La base di partenza è buona, starà a loro andare a migliorare i punti carenti e limare i piccoli difetti che ci sono nei loro punti di forza. Ma di certo la base tecnica di partenza è più che discreta.”
E’ un gruppo di ragazze consolidato ormai da tempo anche fuori dal campo. Come pensi di trasformarlo in una squadra solida e competitiva sotto tutti gli aspetti?
“Intanto non andando ad intaccare il gruppo, confermato nella sua totalità, proprio perchè l’amicizia e l’unione tra loro continui ad essere uno dei punti di forza. Naturalmente poi servono anche miglioramenti tecnico tattici per portare a risultati positivi, ma quello passerà solo attraverso il lavoro quotidiano. Non ho certamente armi segrete, metterò semplicemente a disposizione delle ragazze la mia passione e vista l’età, un po’ d’esperienza che possa essere utile a fare l’ultimo passo avanti sia a livello individuale che a livello di squadra.”
Quali sono gli obiettivi stagionali che vi siete posti?
“Difficile programmare in un campionato come la B femminile dove a preparazione già iniziata una squadra rinuncia al campionato (Viareggio ndr) e dove i posti utili per il passaggio del turno si sapranno solo tra qualche mese. Inizieremo con il massimo entusiasmo, provando a rimanere costantemente nella prima parte delle graduatoria. Alla base della nostra stagione dovrà esserci la voglia di migliorarci costantemente, con il desiderio, quando i valori del campionato saranno più delineati, di andare a sgambettare qualche corazzata e toglierci qualche bella soddisfazione.”
Preferisci allenare gli uomini o le donne?
“La risposta è semplice, preferisco allenare chi viene in palestra col desiderio di migliorare tecnicamente come giocatore e come persone. Il sesso non fa troppa differenza. Se ti piace il confronto quotidiano non credo che faccia differenza il fatto di essere un ragazzo o una ragazza. Di certo ho accettato l’invito della PFF anche forte delle mie precedenti esperienze nel settore femminile, a Livorno, Ghezzano e al Pino, tutte estremamente divertenti e positive.”
Sei soddisfatto del nuovo volto delle Sieci?
“Non ho termini di paragone per giudicare. Le Sieci le ho sempre seguite con simpatia ma dall’esterno. Di certo lo spostamento degli allenamenti aiuterà non poco le ragazze, così come una realtà nata in un piccolo centro che prova ad affacciarsi a Firenze dimostra la voglia di dirigenti come Casini e Montesi di provare a fare un passo avanti come società. Il fatto di non aver snaturato la squadra è sicuramente fondamentale anche sotto quest’ottica. Le ragazze che hanno iniziato in C alle Sieci, con una promozione e due buone stagioni in B, sono il perfetto anello di congiunzione tra il passato e il futuro, permettendo alle nuove, di portare avanti un discorso iniziato anni fa.”
La pallacanestro è una, ma le visioni, purtroppo o per fortuna, son tante. Ci riassumi la tua?
“Domanda complessa, soprattutto in uno sport in continua evoluzione tecnica, fisica e tattica. Insegno ora cose che quando io giocavo era vietato solo pensarle. Di certo non ho la presunzione di dire “la mia pallacanestro/filosofia”. Mi limito a preparare al meglio ogni seduta di allenamento, cercando poi di trasmettere alle ragazze quali sono gli obiettivi che vorrei raggiungere con un dato gioco, una data difesa e via dicendo. Di certo la correzione di un gesto, di un tempo del blocco, di una tecnica di passaggio e di ogni altro aspetto, sono quello che più mi piace curare e cercar di migliorare. Ma poi tutto passa attraverso la capacità di ogni individuo di mettersi in gioco ogni giorno, dalla giocatrice, allo staff tecnico, ai dirigenti. In simbiosi. Questo credo sia il passo più difficile, ma spesso il più gratificante aldilà dei successi, comunque importanti, che una squadra possa ottenere.”