Dopo essere tornato i primi di luglio del 2015, Marco Sassaro ha guidato la sua Accademia Pirates Su Sestu al primo posto in stagione regolare, quindi agli spareggi playoff e poi al momentaneo primo posto della fase nazionale per salire in B ad una sola giornata dal termine. Una vera e propria favola, come ci ha definito in esclusiva proprio l’allenatore sardo, che vanta una 30ennale carriera da head coach (con panchine in A2 con Selargius e Cagliari femminile, C1 e B2 con Russo Cagliari maschile prima che si trasferisse a Sestu e cambiasse denominazione).
Dopo l’ennesima grande prestazione contro Sarzana, hai ribadito a fine gara che è stata frutto di “energia difensiva e coesione del gruppo”. Secondo te sono queste le qualità che hanno contraddistinto la bella stagione che avete disputato?
“Io penso che siano caratteristiche che devono appartenere alla maggior parte delle squadre. Però è bene che dica quanto per noi questa stagione sia una sorpresa, ed è sorprendente la maniera con cui si sta palesando. In Sardegna si è giocato una C silver molto competitiva ed omogenea, è ha fatto sì che da ottobre giocassimo continuamente in clima da playoff. Molte squadre sarde avrebbero potuto giocare la fase nazionale, e non era ovvio che vincessimo noi stando in testa dalle prime giornate sino all’ultima. Tornado a Sarzana, abbiamo cercato di montare una difesa molto energica, è una qualità che cerco di far emergere nelle squadre che alleno, ma è anche vero che nel secondo tempo abbiamo segnato 50 punti, ed è questo il motivo della mia sorpresa, pure se alleno questi uomini e ne veda i frutti giorno per giorno. Inoltre per me e per questi ragazzi giocare insieme è un piacere, è una squadra che si è guardata negli occhi sapendo che per stare in questa seconda parte di campionato avrebbe dovuto tirare fuori qualcosa in più. È una squadra composta, tranne alcuni giocatori più conosciuti, da giovani che si affacciano ad un palcoscenico quasi da neofiti: una squadra fatta di dopolavoristi, allenatore compreso.”
Qual è il piano partita che vorrete organizzare contro l’Enic Firenze?
“Firenze è il peggior avversario che potevamo trovare nel girone e nell’ultima partita della fase nazionale. Il piano è da valutare, stiamo lavorando molto duro con i video, ma il primo passo è dimenticare la partita dell’andata. Prepareremo la partita come abbiamo sempre fatto contro tutte le squadre, che fosse una pretendete alla C silver o l’ultima in classifica, è questo il nostro modus operandi. Inoltre non servirà neanche stimolare i miei giocatori, perché c’è già tantissima adrenalina nel nostro ambiente, dovrò anzi cercare di smorzare la tensione e la pressione.”
Quale giocatore temi di più dei biancorossi?
“Io di Firenze invidio davvero moltissime cose, a partire dal Palacoverciano per finire ai tantissimi giocatori che hanno. È una squadra che, come ho detto a Lapo [Salvetti, ndr], ogni coach vorrebbe allenare. Mixata benissimo, fatta da giovani prontissimi e maturi che secondo me giocano meglio in queste partite in C che in un campionato giovanile, perché possono migliorare il doppio. Di questo gruppetto di ragazzini allenerei chiunque, che fosse Passoni, Filippi, Merlo, Nardi, ma non ha senso fare nomi. Proprio l’altro giorno scherzavo con un mio dirigente dicendo che Goretti fa il quarto lungo e da noi giocherebbe 30’-35’ a partita. Non sto poi a citare i tre-quattro più esperti, ma c’è una complessità di squadra che mi ha fatto sempre pensare che Firenze questo girone lo poteva vincere. Credo che comunque sia insindacabile che Firenze sia l’unica squadra che ha 12 giocatori che tengono costantemente alto il livello complessivo ad ogni cambio. Le altre non hanno questa peculiarità, con tutto il bene e il rispetto che ho della mia squadra. Quindi sono perfettamente conscio che loro possano venire qui in Sardegna a prendersi la Serie B sul nostro campo.”
Come società come avete vissuto la stagione in Sardegna?
“Fare basket qui significa farlo da dopolavorista, le condizioni sono molto difficili. Ho giocatori che finiscono di lavorare a cento chilometri di distanza dal palazzetto e li percorrono di sera andata e ritorno pur di venire ad allenarsi senza prendere un centesimo di rimborso. La nostra dimensione è dunque di godere e assaporare ogni momento. Non è semplice fare sport in Sardegna, non lo è per la nostra società che sta facendo sforzi micidiali economicamente per viaggiare continuamente fuori dall’isola, ma per fortuna abbiamo dietro di noi uno staff che lavora benissimo e ci mettono nelle condizioni di fare il meglio, senza metterci mai pressione.”
Invece come ha visto questa fase nazionale?
“È stata una fase in cui gli altri non sono riusciti a sopraffarci nonostante non partissimo con i favori dei pronostici. Ho parlato di questa seconda fase con molta franchezza ai miei giocatori, dicendogli che se avessimo giocato questo girone lungo una trentina di partite con Firenze, Sarzana e Fabriano sarebbero usciti fuori tutti i nostri scheletri nell’armadio, mentre su sei partite sei miracoli si potevano provare a fare.”
Detto questo, quando secondo lei c’è stata la svolta della stagione? Una volta battuta in gara-3 Esperia nei playoff?
“Io penso che di svolta nel nostro campionato non si possa parlare. Noi abbiamo fatto una stagione fino ad oggi con 34 gare ufficiali di cui ne abbiamo vinte 30. Delle quattro perse, una è andata via di 3 punti, una al supplementare, una spostandoci dal nostro campo inagibile, una con mezza squadra: detto questo credo che le sconfitte ci abbiano fatto benissimo, soprattutto per come sono maturate. Questa squadra non ha avuto bisogno di svolte, tant’è che paradossalmente è prima da ottobre è lo è ancora a giugno con avversari differenti.”
Quali giocatori secondo lei sono più cresciuti durante la stagione?
“Durante la stagione abbiamo avuto molte defezioni. Prima delle finali play-off con Esperia abbiamo perso Alessandro Sechi, più portato alla seconda fase perché scuola Dinamo Sassari dov’era 12°, con all’attivo esperienze in B2 e C1. Incredibilmente però i miei giocatori non l’hanno mai fatto rimpiangere. Abbiamo poi perso Fabio Villani nella prima parte della stagione regolare ed è rientrato adesso nella fase nazionale divenendo fondamentale perché fresco ed in buone condizioni. Ha avuto una forte crescita anche Mauro Graviano, che fra l’altro è proprio ex Pino Dragons, dando via una grande quantità di assist e migliorando il tiro. Questa squadra però ogni partita ha presentato una faccia diversa. A Firenze giocò benissimo Davide Melis che non era entrato la partita prima, a Fabriano ha giocato molto bene Luigi Cabriolu (classe 1999, ndr) che a Sarzana non è entrato. La presenza costante di Elia, che ha avuto una carriera stratosferica (classe 1976, ndr), ci dà tantissimo.”
Infine, comunque andrà la partita con Firenze, promozione diretta o meno, cos’ha da dire ai suoi ragazzi per questa grande cavalcata?
“I miei ragazzi mi prendono in giro perché gli dico che in questa stagione mi sono, mi sto e mi emozionerò ancora. Ho più di cinquant’anni e ti garantisco che un po’ di partite le ho allenate, però quest’anno è veramente speciale e non saranno certe queste ultime gare che faranno cambiare il mio parere su questa stagione e su di loro.
Qualcosa gli ho già anticipato, proprio perché le valutazioni si devono fare in una situazione di freddezza e non a caldo. Gli ho detto che la consapevolezza dei propri limiti e le paure fanno parte di un processo di crescita, e credo che questo ci abbia fatto diventare una squadra migliore. Gli dico sempre che sono allenati da un allenatore scarso e che sono una squadra scarsa, ma se gli altri non dimostrano di essere più forti di noi, di questo status non ce ne frega niente. Sono forse sciocchezze ma che abbiamo interiorizzato durante tutto il campionato. La consapevolezza dei propri limiti mette in risalto il rispetto dell’avversario, che non trascuri mai, abbiamo quindi sempre giocato spingendo al massimo. Anche contro Firenze giocheremo alla morte per cercare di conquistarci questo sogno, sperando che continui ad essere l’anno delle favole sportive, perché ne ho già viste un paio.”