La perfezione è infine raggiunta
Non quando non vi è più nulla
Da aggiungere, ma quando
Non c’è nient’altro da togliere
Antoine de Saint-Exupéry
Esordisce così Wilfred Santiago nella biografia a fumetti su Michael Jordan, scritta e disegnata interamente da lui, edita da BD e pubblicato originariamente negli Stati Uniti da Fantagraphics. Un’opera impegnativa, alla quale non vi è “nient’altro da togliere” e non per questo è scarna, ma ridipinge MJ nella completezza e nella difficoltà di rappresentarlo a china e colori. L’autore parte avvantaggiato, visto che si è già reso protagonista di un’altra bella biografia a fumetti dedicata al giocatore di baseball portoricano Roberto Clemente.
Fatte le giuste premesse sul libro adesso non perdo altro tempo, perché siccome manca poco a Natale, se vi manca un ultimo regalo da piazzare sotto il vostro alberello o a quello dell’amico, questo è decisamente il presente azzeccato per un appassionato di basket, ma anche no; perché come ricorda Flavio Tranquillo nella prefazione del suddetto libro (ah giusto, dimenticavo, c’è quel grand’uomo che è @Quieto62 a fare gli onori di casa), “Basta dire Jordan e per magia tutto è chiaro, anche se l’interlocutore non distingue un canestro da un palo della luce e un playmaker da un centravanti. È la somma del carisma, delle vittorie, degli spot, dei film, della personalità, della comunicazione, della globalizzazione e di chissà quante altre cose ancora”.
È un libro che ripercorre l’intera carriera del Greatest Of All Time, di sua Airness, di Michael Jeffrey Jordan (tanto per rimanere nelle citazioni di tranquilliana memoria), non in maniera enciclopedica e analitica, ma anzi è capace di trasporre su carta emozioni, intrecciare storie, avvenimenti reali, il tutto tramite disegni che il bravo Alessandro Trevisani definisce: “fatti di pennellate ruvide e anatomie improbabili, quasi klimtiane.”
Non voglio chiaramente fare spoiler sul contenuto del libro, ma alcune delle tavole più significative, capaci di farti arrivare la pelle d’oca, sono, manco a dirlo, le ultime, quelle di “Last Shot”, quelle dell’epilogo più bello, dell’epilogo più giusto, del titolo NBA del 1998 ai danni degli Utah Jazz, del secondo three-peat, del sesto titolo.
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