Riportiamo l’intervista al coach della Fiorentina Basket, Stefano Salieri, rilasciata a Sabato Sera a firma di Paolo Zanelli.
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Per farlo tornare in panchina si sono dovuti inventare che Firenze è… nel nord- est. Ecco allora che Stefano Salieri indossa la maglia viola e va a dirigere una squadra di serie B, dopo due anni di doverosa interruzione. Allenerà la Fiorentina, squadra che ha acquisito i diritti di Montichiari e giocoforza dovrà combattere con avversarie lontane da casa, perdendo ogni gusto di possibili derby, cosa che in Toscana donerebbe quel pizzico di pepe in più. Ci saranno invece viaggi in Lombardia, Friuli e Veneto.
L’ultima volta del coach castellano fu il 5 maggio 2013, sulla panchina della Biancoblù Bologna di Lega- due, quando cadde al PalaDozza di un solo punto contro Ferentino e mancò i play-off per differenza canestri, alla fine di una stagione comunque esaltante. Da quel giorno fino a sabato 26 settembre 2015 saranno passati 874 giorni, quando «Salierone» affronterà la Virtus Padova nella bomboniera da mille posti di San Marcellino, casa della sua nuova creatura, ancora profondamente in costruzione.
«Non ero mai stato fermo così a lungo, sotto certi versi mi sono sentito come un leone in gabbia, ma ci sono dei momenti nella vita nei quali è necessario prendersi le proprie responsabilità. Stare vicino alla mia mamma in difficoltà non è stato assolutamente un peso o un sacrificio».
C’è il rischio di accumulare un po’ di ruggine?
«Direi di no, perché mi sono tenuto aggiornato. L’unico vero rischio è quello di uscire dal giro se si sta troppo tempo fuori dai giochi». Tutto è successo probabilmente alla fine di una delle tue migliori stagioni della carriera.
Tutto è successo probabilmente alla fine di una delle tue migliori stagioni della carriera.
«Quello alla Biancoblù, nella sta- gione 2012/13 è stato un campio- nato super, dove abbiamo chiuso all’ottavo posto e mancato l’accesso ai play-off per differenza canestri, arrivando a quota 28 punti pari a Trento e a Scafati. Il tutto con un budget che forse era il più basso di tutta la serie A».
Ovviamente le proposte sono arrivate, tutte rispedite al mittente.
«Tutte situazioni che non ho potuto prendere in considerazione per problemi logistici. Alla fine ho colto al volo l’opportunità di Firenze, sia per la relativa vicinanza, sia perché a casa mia ho raggiunto una situa- zione molto ben stabilizzata, con una badante affidabile e una brava infermiera. Insomma, tutto sotto controllo».
Come ti sei organizzato?
«Cercherò di tornare a casa, in treno oppure in automobile, due o tre volte alla settimana. Sia la città in sé, ma anche il tipo di progetto, sono piuttosto affascinanti, quindi i viaggi saranno un peso relativo. Inoltre la società si è dimostrata molto sensibile alle mie problematiche ed ha accettato di giocare al sabato sera le partite casalinghe, in modo che abbia un giorno in più per stare vicino a mia madre».
La Toscana era già stata una buona terra, coi tuoi risultati a Siena. C’è un legame?
«Penso di avere lasciato un buon ricordo. Il nostro direttore sportivo attuale è senese, ci conoscevamo già da qualche tempo ed è possibile che le mie stagioni nella città del Palio abbiano influito in qualche modo».
La profonda conoscenza dei giovani e la costruzione estiva della squadra a tua immagine sono sempre stati i tuoi punti di forza. Stavolta?
«Ho girato meno del solito per visionare ragazzi giovani,ma sono riuscito a tenermi informato. La squadra di Firenze, anche se è ancora in allestimento, l’abbiamo costruita con le mie scelte. Purtroppo abbiamo iniziato tardi a lavorare sul mercato e quindi le opzioni erano ristrette, soprattutto considerando il budget. Per fare un esempio, Piacenza si può permettere uno come Soragna che costa come tutto il nostro organico messo insieme».
Qualche nome interessante?
«Sono tutti giovanissimi, mie scommesse. Terrei gli occhi puntati su Mohamed Tourè, che ha fisico anche per fare la serie A, e Simone Lasagni, un prodotto di Reggio Emilia che si era un po’ perso nelle categorie minori».
Detto questo, l’obiettivo è scontato…
«Solo uno. Provare a salvarci, per salvaguardare il titolo sportivo appena acquisito. Cerchiamo tutti ragazzi che abbiano voglia di emergere (ce ne mancano ancora tre), spendendo il minimo indispensabile, anche perché essere costretti a giocare nel gruppo lombardo-veneto comporta uno sforzo economico che va ad inficiare ulteriormente il bottino destinato alla squadra».
La chiave è tenere botta nell’anno zero.
«Proprio così. Per poi ripartire la prossima estate da una piattaforma importante e stabilizzata. Il mio accordo prevede l’opzione di poter continuare anche nel secondo anno. Qua i dirigenti sono in gamba, il mio vice è bravo, ottimo il preparatore atletico. Insomma, una situazione assai coinvolgente».
Il pubblico?
«Avverto entusiasmo. Abbiamo scelto di giocare in una struttura che può ospitare un migliaio di persone nella zona di Firenze Sud, che si è riempita nella nostra prima uscita contro l’Università del Michigan. Con le nostre prestazioni dovremo cercare di attirare più gente possibile».
Intanto chi vorrà potrà ammirare la tua creatura anche dalle nostre parti…
«Faremo un’amichevole contro il Faenza di Regazzi mercoledì 9 settembre, al PalaCattani, circa alle ore 20».
I nostalgici del vecchio «Sally» sono avvertiti.