Come si dice da noi, sì, c’hanno levato il balocco. A Firenze non abbiamo più una pallacanestro di livello. In due anni, due fallimenti, siamo ad uno dei punti più bassi toccati da questa città in ambito cestitstico, un punto già toccato sul finire degli anni ’90. Fine del giochino per tutte le persone che in fondo preferiscono il basket ai “pedatori”. Adesso la domenica saremo costretti a guardare altro, per esempio la rinascita senese, spinta dall’entusiasmo di una città che mangia pane e basket da anni e che presto o tardi in Serie A si riaffaccerà sicuramente.
E noi? Noi ad oggi, siamo ancora in fase di “elaborazione del lutto” e senza spiegazioni esaustive da parte (in questo caso), della dirigenza Affrico. Giotti, dopo aver parlato questo inverno delle sue vecchie origini ponterossiane ed assicurato di non vendere fumo, ha chiuso la sua avventura rilasciando un comunicato vuoto. In quelle righe, che non ci sono arrivate direttamente e per questo non abbiamo pubblicato, Giotti ha comunicato il niente. Non ha spiegato come mai ha rifiutato le offerte in termini di sponsor che l’advisor Euroimprese gli offriva, di quanto la società fosse “economicamente” in difficoltà e come mai i bilanci non sono mai stati forniti per le dovute pianificazioni di rientro, risultando “segretati”.
Adesso non abbiamo un progetto e molto probabilmente nemmeno qualcuno che abbia una visione capace di crearlo e crescerlo per attrarre investitori e sponsor. Questa la nuova realtà fiorentina. Due squadre in Serie C e poi il nulla cosmico, meglio di noi anche Empoli, Monsummano, Piombino, giusto per rendere l’idea (ovviamente con tutto il rispetto delle due compagini fiorentine, tre con Valdisieve).
E’ la mancanza cronica post-Varrasi di dirigenti con attributi, che ci ha relegato nuovamente alla periferia del basket che conta, gente che fa i conti senza l’oste, che tira a campare, che manda avanti società grazie ad amicizie e zero programmazione. In questo modo la fine è solo una questione di tempo. La creazione-gestione di un progetto non è una cosa che s’improvvisa. Speriamo che questo ennesimo sprofondo lo abbia definitivamente chiarito.